Doudou Personalizzato

Doudou Personalizzato prende il suo nome da un termine francese che significa semplicemente “pupazzetto”.  

Nel 2000 però, l’ultraventennale e celebre brand francese di articoli per l’infanzia  “Doudou et Compagnie” disegna e commercializza il primo consolatore per neonati al mondo: un oggetto fortemente pedagogico che da lì in avanti –  a prescindere dall’etichetta – avremmo sempre identificato  con il nome “doudou”.

Il consolatore realizzato dalla nota azienda parigina è l’ormai attuale ed imitatissimo “morbido panno con la testolina di pezza”; una combinazione vincente tra una confortevole copertina ed un animaletto di peluche.

Eppure, l’utilizzo del consolatore ha origini ben più remote di queste. In passato, infatti, era consuetudine calmare i neonati con delle semplici pezzuole, con delle copertine o dei pannolini (di stoffa). Stringendoli  fra le manine, portandoli al viso o alla bocca, il neonato si sentiva rassicurato.

–          Nel primo 900 invece, negli Stati Uniti, viene realizzato il primo peluche. L’allora presidente Theodore Roosvelt  – soprannominato Teddy – si rifiuta di sparare ad un cucciolo di orso durante una battuta di caccia… ignaro della rivoluzione concettuale che questo nobile gesto avrebbe determinato. Da questa vicenda nasce il  primo orso di peluche al mondo: Teddy Bear. Da qui l’orso Teddy innescherà un grande cambiamento, perché svilirà per sempre la concezione dell’animale come “bestia feroce”, in virtù  di  quella “dell’animale da amare”, da proteggere.

Intorno agli anni 50, con il boom industriale ed il più forte impiego di manodopera femminile, le donne iniziano ad affidare i propri figli alle cure altrui (tate, strutture). Per questa ragione, appena un ventennio più tardi e con il diffondersi delle teorie sullo sviluppo, si riscopre il forte valore calmante del consolatore: un qualsiasi capo (fazzoletto, coperta o indumento) che avesse odore di mamma, di casa, di affetto.

Il consolatore – ormai commercializzato in diverse forme, modelli e marche – è un oggetto davvero magico perché aiuta il bimbo a dormire sonni molto più sereni e a gestire emozioni come la paura, la rabbia o il disagio per il momentaneo distacco dalla madre (mamma che lavora; mamma che lascia la stanza per andare in bagno o che mette il piccolo nella sua culletta per il sonno notturno). A renderlo tanto magico è soprattutto il rituale che ne precede l’utilizzo. Prima di essere ceduto al piccolo infatti, il consolatore deve restare a lungo a contatto con la neomamma, motivo per cui è preferibile acquistarlo qualche settimana prima del parto. Va lavato con detergenti non troppo profumati e messo nel proprio letto… meglio se a contatto con la pelle. L’oggetto acquisisce così la più preziosa delle sue caratteristiche: sapere di mamma!  

Per evitare piccoli traumi da “smarrimento accidentale” o da “giretto in lavatrice”, è sempre bene avere a disposizione più di un consolatore (con caratteristiche simili). E’ chiaro che una volta lavati (con detergenti non troppo profumati), è necessario diffondere nuovamente il proprio odore sui tessuti.

Nonostante il consolatore sia divenuto un articolo per l’infanzia molto specifico, realizzato ed acquistato proprio per la sua funzione, ci tengo a ricordare che “concettualmente” resta tutto come al principio e, per tanto, un doudou è certamente un consolatore, ma un consolatore non è necessariamente un doudou. Mussole di cotone, copertine, ninnoli di pezza, asciugamanini… ciò che è morbido e “sa di mamma” ha senz’altro il giusto potenziale.

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